mercoledì 22 gennaio 2014

Chiamata alle armi





È un periodo in cui la quotidianità è difficile e sempre più pesante: c’è la crisi e la disaffezione ai valori, sentiamo continuamente critiche e polemiche. Spesso non riusciamo più ad essere sereni.
E ci poniamo sempre più spesso la stessa domanda: come uscire da questo periodo di stallo economico, morale e sociale?
Certamente non facendoci prendere dalla demoralizzazione e dalla sfiducia. Indipendentemente da quanto potrà essere prodotto dal “sistema”, crediamo sia necessario che ciascuno di noi si senta coinvolto a dare il proprio meglio per la società in cui vive e opera, per la propria città e quindi, in ultima battuta, per sé stesso.
Occorrerebbe sentirci come “chiamati alle armi”: sarebbe bello che tutti i saronnesi si sentissero puntati da un dito, come quello dello Zio Sam dei manifesti stelle e strisce. Un dito che pero’ non chiama alla guerra, ma solo all’impegno a partecipare e fare. E che aspetta una sola risposta da ciascuno di noi: “io ci sono”.
Saronno ha un grande passato, ha la possibilità di un grande futuro, ma al momento il presente è solo un grande punto interrogativo, dove regna una grande confusione e dove, ce ne rendiamo bene conto ascoltando gli umori delle persone, è davvero difficile decidere di mettersi in gioco.
Allora partiamo dalle certezze: da noi, dai valori che ciascuno porta dentro di sé, dalla nostra buona volontà di impegnarci, di dare qualcosa di noi stessi, in termini di idee o di impegno, per il bene della nostra città.
Vorremmo davvero promuovere la “rinascita” di Saronno ma sappiamo anche, perchè la conosciamo e ci conosciamo, che è molto più facile a dirsi, molto meno a farsi.
In questi ultimi anni è diventata una città fatta da tanti piccoli orticelli, un tempo sapientemente coltivati, ma oggi diventati pressoché sterili. Una città senza una guida, senza un progetto comune, potenzialmente di grande importanza strategica, ma oggi più che mai svuotata di energie e in balia degli eventi; una città che sta progressivamente perdendo le caratteristiche di attrattività comprensoriale che hanno costituito la sua fortuna nella storia, una città diventata totalmente inconcludente, che non è stata in grado di integrarsi con i comuni limitrofi per progetti di ampio respiro, troppo occupata a rivendicare quell’importanza che al momento non ha più.
Nonostante tutto ciò noi continuiamo a credere che ci sia ancora la possibilità che Saronno possa cambiare e tornare ad assumere il ruolo di baricentro del nostro territorio. Vogliamo cambiarla promuovendo l’economia e la possibilità di posti di lavoro, dando nuova vitalità alle attività commerciali oggi ridotte per lo più all’agonia, creando un parco commerciale non a parole, ma impostato sulla rivisitazione concreta degli spazi del centro, su un programma di parcheggi efficiente, su una serie di eventi che sappiano costituire animazione continuativa, ridando nuova vita a eventi culturali di importanza territoriale, affiancando e collaborando concretamente con le tante associazioni presenti in città per facilitare la proposta di nuove iniziative, recuperando il concetto del lecito e del giusto perché nella città si stabilisca una stabile serena e pacifica convivenza, aiutando la diffusione della disponibilità alla solidarietà nella convinzione che non possiamo vivere bene se accanto a noi c’è chi bene non vive.
E tutto ciò non vuole essere un sogno, ma un traguardo che crediamo assolutamente possibile, pur con  la consapevolezza che amministrare una città oggi sia impresa difficile.
L’appello che ci sentiamo di rivolgere ai saronnesi è quello di guardare al futuro con la fiducia che, attraverso  l’impegno, la disponibilità, la generosità, l’operosità di tutti, riusciremo a superare questo difficile momento per tornare a vivere in una città davvero accogliente.

E chissà che un giorno, passando davanti alla Ciocchina, invece del dito dello Zio Sam che ci punta, potremo trovare la sua mano che ci ringrazia.

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