lunedì 17 ottobre 2011

La manifestazione di Sabato 15 ottobre, le maledette zone d’ombra:



Un legittimo diritto, quello di manifestare, che s’incrocia con sincere e giustificate paure per il futuro, nonostante il tema che ha portato a questa crisi economica, andrebbe trattato in aule universitarie piuttosto che nelle strade.
Abbiamo visto come in tutto il mondo siano scesi in piazza pacificamente diversi gruppi anticapitalisti, senza causare alcun incidente.
L’unica città messa a ferro e fuoco è in Italia, come se nella nostra patria esistesse una voragine in grado di inghiottire tutto, da una sub-cultura che alimenta la spirale fatta di ideologie fallite, a politiche incapaci di parlare alla gente.

E sabato abbiamo visto sfilare a Roma tutti coloro che avevano qualcosa da reclamare contro le istituzioni: dai No-Tav ai gruppi filo-palestinesi; in un groviglio pieno di zone d’ombra.

Immagino che negli scontri di Roma, si siano trovati in mezzo molti ragazzi che non avevano nessuna volontà di creare disordini, ma ritengo che molte delle persone scese in piazza sabato non abbiano ancora deciso “se stare con lo stato o coi black bloc” ; persone che che non vogliono assumersi responsabilità e che non si preoccupano di organizzare  manifestazioni impermeabili a gruppi delinquenziali.

Perchè se i “black bloc” erano davvero poche centinaia, come molti politici si sono affrettati ad analizzare e condannare , in modo che tanto assomiglia ad un alibi, come mai nessuno a pensato di espellerli per tempo?

Purtroppo, in una situazione di totale ambiguità, dove le censure del post disastro occultano la comoda tolleranza della vigilia, è facile dire che i giovani hanno ragione, quando nessuno, tra maggioranza e opposizione ha idee chiare su cosa fare per loro.
L’unica idea chiara che abbiamo è di una nazione fragile, incapace di affrontare la violenza di piazza, come in una democrazia immatura.
E di una società piena di giovani di buona fede, alla quale si mescolano facilmente, a causa della debolezza di questo stato, violenti e delinquenti.

Siamo davvero sicuri che vogliamo esportare “questa democrazia”? Quando non siamo nemmeno in grado di garantirla nella nostra Patria.



Fabio Paticella

venerdì 14 ottobre 2011

Risposta al Consigliere Pozzi


Gentile Consigliere Pozzi,
confermo che il suo intervento risulta allarmistico ed inutile ·

Allarmistico, perche' non si e' curato minimamente di conoscere le ragioni del problema contingente che ha creato l'abnorme afflusso di utenti e delle conseguenti lunghe attese, che nulla hanno a che vedere con la struttura vecchia ed inadeguata.

Inutile, in quanto le puntuali spiegazioni ed i programmi di miglioramento, che il Direttore Generale della Asl di Varese ha fornito erano già tutte a conoscenza dell`assessore e del sindaco. 

Non vorrà mica prendersi il merito di aver determinato alcunchè con il suo intervento?

Anche una struttura all’avanguardia non avrebbe potuto risolvere il problema di questi giorni, senza dubbio avrebbe potuto recepire meglio le persone, ma non risolvere nulla!
Le consiglio di visitare le altre strutture presenti nella provincia, così potrà riscontrare di persona che la situazione non è diversa.

Il richiamo che le ho fatto, aveva uno scopo ben preciso, che Lei purtroppo non ha colto: da un consigliere di maggioranza, un responsabile uomo della amministrazione pubblica, mi sarei aspettato una puntuale spiegazione delle ragioni del problema, al fine di aiutare i cittadini e l`amministrazione stessa ad affrontarlo e gestirlo assieme.

I toni e la descrizione dei fatti, erano studiate ad arte per captare a suo favore ed a favore della sua parte politica, la benevolenza ed il consenso dei cittadini costretti loro malgrado a lunghe file.

Ribadisco allarmistico,inutile, capzioso oltre che tardivo.


Mi spiace ma non concordo, nè sul metodo, nè tantomeno sulla sostanza del suo intervento.

Credo che far politica significhi servire ed aiutarei cittadini, ma mai e poi mai strumentalizzarli, certo è che da un uomo abituato a stare all’opposizione ed alla critica mi rendo conto è difficile pretendere di più

Fabio Paticella
Coordinatore Unione Italiana Saronno